Su una ridente collina a ridosso della costa sorge, a 444 m. di altitudine, la pre-romana ATRI (in origine "Hadria" o "Hatria"), considerata una delle più antiche città italiane.
Testimoni della grandezza storica, artistica e culturale di questa stupenda città d'arte, che ha il vanto di aver dato il suo nome al Mare Adriatico e i natali alla famiglia dell'imperatore Elio Adriano, sono i numerosi splendidi monumenti custoditi dentro le sue mura.
Il più celebre è indubbiamente la maestosa Basilica-Concattedrale "S. Maria Assunta" - denominata "La Cappella Sistina d'Abruzzo" -, che con il gigantesco campanile di circa 55 metri (il più alto della regione) domina l'intero centro storico. Il Duomo, riaperto nel Dicembre 2008 dopo un lungo periodo di chiusura per restauro, fu eretto nel XIII sec. sui resti di una chiesa romanica preesistente e fu dichiarato Monumento Nazionale nel 1899. L'interno (circa 57 m. di lunghezza e quasi 25 di larghezza) è a tre navate e la zona absidale conserva lo straordinario ciclo di affreschi rinascimentali (XV sec.) di Andrea de Litio, il ciclo pittorico più importante d'Abruzzo e uno dei più pregevoli dell'Italia centro-meridionale. Il tempio riveste grande rilevanza anche sotto il puro aspetto religioso, perché è una delle pochissime chiese al mondo ad avere, al pari delle basiliche di S. Pietro in Roma e di Collemaggio a L'Aquila, una PORTA SANTA, che viene aperta ogni anno, a metà Agosto, in occasione della festa dell’Assunta. Incantevole l'adiacente Chiostro duecentesco, con le undici sale del . La stupenda Cattedrale atriana è stata ammirata da milioni di telespettatori in tutto il mondo nella giornata di Domenica 20 Dicembre 2009, allorquando vi è stata celebrata la S. Messa trasmessa in diretta televisiva da RAI1 alle ore 10:55.
Altri monumenti di enorme valore che arricchiscono il centro storico della città ducale (la cui popolazione comunale è di circa 11.300 abitanti) sono il poderoso Palazzo dei Duchi Acquaviva (XIV Sec.), attuale Municipio e sede universitaria del Corso di Laurea in "Scienze Giuridiche, Economiche e Manageriali dello Sport"; la trecentesca chiesa di S. Agostino, con splendido portale, attualmente adibita ad auditorium; l'antica chiesa di S. Giovanni Battista, con l'adiacente cinquecentesca Porta di S. Domenico; la chiesa di S. Nicola (XIII sec.); la chiesa di S. Francesco (riedificata nel XVIII sec. sui resti di una delle più antiche chiese francescane abruzzesi); la chiesa di S. Chiara (XIII sec.); la chiesa di S. Spirito (XII -XVIII sec.); la chiesa di S. Andrea Apostolo (inizi XIV sec.); la rocca medievale di Capo d'Atri; i resti del Teatro Romano; lo splendido Teatro Comunale, anch'esso Monumento Nazionale. Meravigliosi palazzi eretti nei secoli scorsi dalle numerose famiglie aristocratiche atriane fanno spesso da cornice alle stupende opere d'arte sopra elencate.
Una menzione particolare meritano il Museo Archeologico, il Museo Etnografico, il Museo degli Strumenti Musicali e l'Archivio-Museo "Di Jorio", l'archivio musicale più ricco d'Abruzzo, dove sono conservate oltre 500 opere manoscritte del Maestro Antonio di Jorio (1890-1981), uno dei più noti ed apprezzati compositori abruzzesi.
Molto bella e curata la Villa Comunale. Particolarmente suggestivi alcuni vicoli del centro storico. Davvero mozzafiato il grandioso panorama sul vicino Mare Adriatico, sulle catene montuose del Gran Sasso-Laga e della Majella, sull'intero territorio settentrionale abruzzese e sulle prime colline marchigiane che la città, in virtù della sua invidiabile posizione che le è valso l'appellativo di "Regina delle Colline", offre alla moltitudine di turisti che viene a visitarla.
Appena fuori dal nucleo abitato più antico si trovano le 6 fontane archeologiche (Fonte Canala -XIII sec., Fonte Pila, Fonte della Strega, Fontecchio, Fonte S. Ilario e Fonte Brecciola) e le antichissime e solo parzialmente esplorate Grotte.
Il nome di Atri è altresì noto nel mondo per la suggestiva , che caratterizzano un'ampia zona del territorio comunale, per la liquirizia, di eccelsa qualità, prodotta dall'antica fabbrica locale Menozzi-De Rosa e per il rinomato formaggio tipico "pecorino di Atri".
Che Atri sia stata una delle più illustri città dell'Italia antica lo dimostrano le sue monete con la scritta HAT, definite tra le più antiche, belle e rare. Simmaco Alessandro Mazzocchi, regio Direttore del museo di Ercolano, nel suo Commento alle tavole di Eraclea del 1754, descrivendo le monete atriane, le trovò tanto antiche da sorpassare i tempi iliaci.
L'antichità dei nummi atriani è dimostrata dal peso dell'asse, gr. 420, che supera di gran lunga quello dell'asse romano, gr. 273, fuso intorno al 335 a.C. Francesco Barberini in "Atri pre-romana" annota che Roma impresse i suoi segni di dominio sui numismi della Campania e del Sannio, mentre non impose alcun mutamento alle monete atriane quando nel 289 a.C. affacciandosi sull'Adriatico, le trovò numerosissime. La fabbricazione delle monete richiedeva molto tempo perché la tecnica era quella della fusione. Si prendevano due mezze forme ed in ognuna di esse si incideva in incavo la figura che doveva poi apparire in rilievo sulla moneta; quindi venivano congiunte ed attraverso un foro si colava il metallo fuso che una volta raffreddato e aperte le due valve, dava vita alla moneta con impressi i tipi voluti. La moneta creata era lenticolare, ossia con spessore degradante dal centro verso la periferia.
E' bene ricordare la grande considerazione che gli antichi atriani avevano dei loro idoli pagani, in particolare del dio Hadranus o Atranus; ogni loro atto si doveva ben ponderare se piaceva o non piaceva agli dei che erano protettori delle loro famiglie, della patria sia in pace che in guerra e che erano arbitri assoluti delle condizioni atmosferiche, delle loro passioni, della vita e della morte. Essendo la moneta considerata come oggetto sacro, è posta come una invocazione solenne agli dei, affinché attestino la purezza del metallo e il giusto peso.
La serie completa delle monete atriane consta di undici pezzi fusi in bronzo:
- Tre esemplari di Asse, del peso di gr. 420-300, con impronte al diritto di figura barbata di cui due con una fascia a livello della fronte (Hadranus, Atreo padre di Agamennone e Menelao?, L'eroe Pico padre di Fauno?, Sileno?). Al rovescio si possono osservare tre figure di animali accovacciati, un vitellino, un lupo ed un cane.
- Un esemplare di Semisse, del peso di gr. 232-152, con impronta al diritto di donna cocleata (Core?, Medusa?, Venere?). Al rovescio (Pegaso?, Simbolo della nautica e del commercio).
- Un esemplare di Triente, del peso di gr. 198-120, con impronta al diritto di testa giovanile imberbe (Apollo?). Al rovescio quella di un vaso Diota, importante oggetto di commercio.
- Un esemplare di Quadrante, del peso di gr. 127-83, con impronta al diritto di pesce raggia, al rovescio quella di un delfino (predominio sul mare).
- Due esemplari di Sestante, del peso di gr. 77-55, con impronte al diritto di gallo e gallina (simboli di fecondità), al rovescio quelle di una scarpa o calceo (segno di deciso progresso della vita civile).
- Due esemplari di Oncia, del peso di gr. 50-13, con impronte al diritto di ancora e al rovescio di legenda della città.
- Un esemplare di Semioncia, del peso di gr. 24, moneta sicuramente federale Hatria-Ascoli, con impronta al diritto H e al rovescio AS.
A differenza del sistema monetario romano che era duodecimale, quello atriano era decimale.
Siamo di fronte a monete veramente caratteristiche per forma, stile e lavorazione, tanto da essere tra le più belle e ricercate di tutte le serie dei nummi italici fusi.
La datazione delle monete atriane da sempre risulta un ostacolo per gli studiosi perché non esiste la prova dello scavo archeologico, tuttavia, per la maggior parte dei numismatici, risale intorno al VI e V secolo a.C.
Che valore avevano queste monete?
Sappiamo che per la legge Giulia-Papira del 324 a.C., una multa di bestiame poteva essere commutata in multa pecuniaria per la quale al posto di una pecora potevansi pagare dieci assi romani; calcolando oggi il valore di una pecora sulle 120.000 lire, se ne deduce che un Asse romano aveva un potere d'acquisto pari a 12.000 lire odierne.
Ma l'Asse atriano aveva lo stesso potere di acquisto di quello romano? Ai numismatici il compito di risolvere il problema.
Nel 1995 l'amministrazione comunale di Atri ha acquistato, con grande fortuna, un asse della serie HAT. Per merito dei soci dell'Archeoclub d'Italia - sede di Atri - e dell'allora assessore alla cultura, gli atriani sono ritornati in possesso di 2400 anni della loro storia.
Luglio 2003 Antonio ASSOGNA