Il Museo Capitolare di Atri, fondato nel 1912 su iniziativa di Mons. Raffaele Tini, è collocato nell’ordine superiore di un chiostro benedettino del XIII sec., già riadibito (XV sec.) a residenza dei canonici. Restaurato a più riprese e gestito dal 1996 dalla Coop. Polis di Atri, presenta oggi otto sezioni, suddivise in nove sale, nelle quali figurano opere di vario genere, provenienti in gran parte dalla Cattedrale e dalle altre Chiese atriane.
In particolare, nella prima e seconda sala campeggiano gli armadi in noce scolpiti da Carlo Riccione, che ornavano l’ex sagrestia della Cattedrale (XVII - XVIII sec.), mentre nelle bacheche centrali spiccano preziosi codici miniati e incunaboli (XII - XVIII sec.) e un ricco assortimento di paramenti liturgici (XVI - XVIII sec.), in stile barocco e rococò; di rilievo anche un tappeto rosso ricamato in argento, donato nel 1732 dalla Regina d’Inghilterra al cardinale Troiano Acquaviva.
Le tre sale successive sono dedicate alla pinacoteca (XIV - XIX sec.): tavole, tele, statue lignee, un trittico di scuola veneto-friulana del XVI sec. e un polittico con Madonna col Bambino e Santi (fine Quattrocento).
Le ceramiche (XVI - XX sec.) occupano la sesta sala, con cento pezzi della donazione "Vincenzo Bindi", ulteriori creazioni delle grandi famiglie di maiolicari di Castelli (Grue, Gentili, Fuina, Cappelletti) e una Madonna con Bambino attribuita a Luca della Robbia; una saletta d’angolo ospita poi alcune terrecotte (XIII - XVIII sec.).
Le ultime due sale sono infine dedicate rispettivamente all’argenteria sacra, con numerosi e rari pezzi sacri collocabili tra la fine del Duecento e la prima metà del Novecento, tra cui una Croce in cristallo di rocca (Scuola veneziana del XIII sec.), e alla collezione Tommaso Illuminati, opere in legno, bronzo e terracotta del XX sec.
La visita comprende, di regola, i due ordini esterni del Chiostro, lungo i quali sono disposti reperti lapidei di epoca romana, con il livello inferiore che presenta al centro un pozzo ottagonale cinquecentesco, e l’ampia cisterna, invaso rettangolare di Età repubblicana che in Età imperiale fu convertito dai Romani in piscina limaria, collegata col soprastante complesso termale, fino al probabile riuso per scopi di culto a partire dal X-XI sec.